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lunedì 14 novembre 2016

The fortune hunter

All' “arte per l'arte” del periodo “junimista” fecero seguito sia l' “estetismo” di Macedonski e della sua rivista “Literatorul”, che “l'arte impegnata” degli intellettuali socialisti della rivista “Contemporanul”, ma nessuna delle due correnti riuscì a fare breccia nella letteratura romena dell'epoca, che era dominata dal nazionalismo e dal “realismo popolare”.
Sono soprattutto Ioan Slavici con i suoi racconti etici, dove i personaggi positivi sono degli anti-eroi, capaci di non farsi sopraffare dalle passioni, e Alexandru Vlahuță, con il tema dello “strapaese”, a segnare questi primi anni. Nei romanzi di Vlahuță, i migliori sono i “vinti” (N.D.R: Verga scrive più o meno nello stesso periodo, ma non so se Vlahuță conoscesse “I Malavoglia” e “ Mastro don Gesualdo”...proverò ad indagare!! ):

Sollevarsi con la mente e col cuore più in alto degli uomini del proprio ambiente è un peccato che si sconta” ( da “Din durerile lumii” )

Agli inizi del XX secolo il tema dello strapaese, poi, sfocia nel “seminatorismo” (dalla rivista “Sămănătorul”) e nel “populismo”.
Il maggior rappresentante dello strapaese fu Mihail Sadoveanu.
Nelle sue opere domina la contrapposizione tra i contadini e la borghesia , tra la legge di natura e la legge “ufficiale”, creata per il tornaconto della classe egemone; al contadino, al pescatore, al pastore, per opporsi alle ingiustizie, non resta che farsi “brigante”.
Sadoveanu si dedicò anche al romanzo storico ma, nelle sue opere, gli eventi della Storia vengono considerati effimeri, mentre le trame dell'amore, dell'onestà e della giustizia, sono “forever”.
Contro lo strapaese si schierarono invece i “simbolisti”, che sostituivano al culto della natura quello dello spirito. Tra i simbolisti, si distinsero Ovid Densușianu, che definì il programma del Simbolismo con la sua rivista Viața nouă, e Ștefan Petică.
Dopo la Prima Guerra Mondiale, la letteratura romena vive probabilmente il suo periodo migliore. Tudor Arghezi, nelle cui opere si nota l'influenza di Baudelaire, rivoluziona completamente il linguaggio poetico; il tema centrale dei versi di Arghezi è quello della “rivolta” e del sovvertimento sociale grazie alla carica eversiva dei reietti.
Nella prosa, invece, si passa ad un realismo meno chiuso e provinciale, grazie soprattutto all'opera di Liviu Rebreanu e al suo romanzo “Ion”.
E con quest'ultimo, infatti, chiuderemo il post di oggi, perché segna il punto di rottura con lo “strapaese”: con lo “strapaese”, la figura centrale era il contadino modesto e virtuoso, che si accontentava del suo lavoro e viveva in armonia con la natura, mentre Ion, invece, è un ribelle.
Ma andiamo per gradi e vediamo come si snodano le vicende del protagonista....
Ion è un giovane povero e di talento, che si rende presto conto che la speranza di cambiare la sua condizione lavorando onestamente è, ahimè, vana.
Dal punto di vista “sentimentale”, è combattuto tra gli occhi “azzurrognoli” di Florica ed i “poderi” di Ana, ma non osando, a causa della sua povertà, avvicinarsi alla porta di Ana, frequenta la casa di Florica, anche se la dote di quest'ultima è tutt'altro che appetibile (“...un maiale smunto e qualche straccio vecchio..”).
Non bisognerebbe mai, però, prendere in giro le fanciulle, perché Florica sparge la voce, nel villaggio, che Ion ha chiesto la sua mano.
E quale immaginate che sarà stata la reazione di Zenobia, la madre di Ion, alla notizia delle prossime nozze del suo figliolo, nel quale aveva riposto tutte le speranze?

..Se l'avessero colpita con un bastone sulla testa, con ogni probabilità, non sarebbe stata afflitta da tanto male....

Z: Sempre la povertà attiri, eh, cocco di mamma? Un'altra sposa all'infuori di Florica, della vedova di Maxim, non hai trovato in tutto il villaggio? Non mi meraviglio più di niente, cocco di mamma, di che altro dovrei meravigliarmi?

Ion, furioso, è sempre più deciso a passare il Rubicone e a prendere in moglie Ana, anche se il padre non vuole dargliela; si confida con l'amico Titu, che cerca di dissuaderlo dal suo proposito facendogli notare che Ana non è proprio la ragazza che ti fa perdere la testa ma..

I: Così è, così è, ma senza di lei non scappo più dalla miseria fino a Prut e Siret 1.

Facendola breve, Ion, per vincere il rifiuto del padre di Ana, che vuole darla in moglie al ricco George, seduce la fanciulla; Ana, rendendosi poi conto di essere solo un ostaggio nelle mani del marito, si uccide.
Ion torna,allora, da Florica, che però ha sposato, nel frattempo, George e alla fine l'equilibrio del piccolo mondo viene ristabilito con la morte di Ion, che viene ucciso da George.
Ion” ebbe un grande successo e divenne il romanzo “simbolo” della gioventù romena, alla quale ogni prospettiva era preclusa dall'immobilismo nel quale era invischiata la società del tempo.
Emblematica, in proposito, è la lite tra il maestro e il prete: il maestro, che guarda soprattutto alla “questione sociale”, simpatizza con Ion, ossia con i giovani di talento che reclamano un posto in una società che li ha messi ai margini (ricordate “Il rosso e il nero”?) mentre il prete, che deve custodire la moralità della comunità, sta dalla parte di George, dei ricchi e dello status quo.
Nel prossimo post concluderemo la nostra panoramica della letteratura romena.



1 Dovrebbe essere la regione disegnata da questi due fiumi: Ion intende dire che se non riesce a sposare Ana, per miglia e miglia, ad attenderlo, c'è solo la povertà.
  
POST COLLEGATI: Parte Prima   Parte Terza 


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