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venerdì 10 febbraio 2012

Di ritorno da Camelot

Gli appassionati della letteratura americana avranno già indovinato, oggi parleremo di Mark Twain e del suo "Un americano alla Corte di Re Artù".
Il tipico americano medio, Hank Morgan, dopo aver preso una botta in testa, si ritrova nel mitico regno di Camelot, ma non è tutto oro quello che luccica: gli "eroici" cavalieri della tavola rotonda sono dei cialtroni, che fanno "carriera" a forza di menzogne (e, tra l'altro, curano ben poco l'igiene personale); di eroismo non c'è traccia, solo violenza, saccheggi e angherie sui poveri e sui deboli. Hank, che è abile nei lavori manuali (non come Troisi e Benigni nel film "Non ci resta che piangere"), grazie alle conoscenze del suo secolo, viene considerato un potentissimo mago, guadagnandosi l'odio di Merlino, e cerca con le sue invenzioni di migliorare la vita della gente.
Il romanzo di Twain, però, non è l'esaltazione dei valori americani di democrazia e progresso, guadagnato rimboccandosi le maniche e lavorando sodo, rispetto alla brutalità del Medio Evo europeo: alla fine Hank riesce a migliorare le cose solo superficialmente, mentre i grandi problemi, che poi sono quelli della giustizia sociale e della convivenza civile, rimangono. 
Il suo approccio esclusivamente pratico e la sua incapacità di una riflessione più profonda faranno sì che quando riuscirà a tornare in patria e nel suo tempo, Hank non saprà gestire l'esperienza fatta: come vedete, Twain aveva ben chiari i limiti della società americana.
A margine, un'altra riflessione dell'autore che mi colpì quando lessi il libro, fu il suo giudizio sulla religione:  siamo abituati a considerare il Medio Evo come il periodo del buio e dell'ignoranza ed imputiamo delle enormi responsabilità alla religione; secondo l'autore, in questi secoli di brutalità, senza la religione a cercare di dare un ordine e una disciplina a queste orde di barbari, creando un codice cavalleresco, il caos sarebbe stato ancora maggiore. Probabilmente, considerando la cosa nel suo complesso, aveva ragione.

P.S.: la lettura è molto gradevole, perciò, anche se è un libro per ragazzi, se non l'avete ancora letto, leggetelo.

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